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Articolo

APERTURA DI NOZZE D'ARGENTO

Prologo

Nel marzo 2010, dopo aver notato la descrizione della Via dei Ciclamini sul mio sito, via di cui al tempo non conoscevo la paternità, Simone Gianesini mi contatta per rendermi noto di essere uno degli apritori, e per informarmi della presenza di una relazione della via sul sito muroduro.

Nello scambio di mail e di idee che ne segue, nasce per me l'opportunità di unirmi a Mario Brighente e allo stesso Simone, nella realizzazione di un nuovo progetto. Si tratta di aprire una nuova via sulla Parete Zebrata, seguendo una linea che Mario ha già individuato, nella zona intermedia tra le vie Spinelo e El Zugo. Come nome della via propongo Nozze d'Argento, che viene approvato.

Capisco di essermi unito a due persone che hanno già un'ampia esperienza nell'apertura di nuove vie, nutro una gran curiosità di capire come si svolge la realizzazione di un'opera di questo tipo, e sono entusiasta all'idea di potervi partecipare attivamente.


Prima giornata

Occorre poter operare al minimo dei rischi per gli altri possibili frequentatori del luogo, per cui si opta per un giorno infrasettimanale. Puntuali come orologi svizzeri, il 16 aprile 2010, alle 8:00, ci incontriamo al parcheggio della Parete Zebrata. Finalmente posso conoscere di persona e stringere la mano a Mario e Simone, con un po' di emozione dettata dal fatto che non ho mai partecipato prima all'apertura di una via, e non ho idea delle problematiche che può comportare, né delle difficoltà da affrontare.

La prima cosa che mi colpisce è la quantità e il tipo di attrezzi che i due amici scaricano dalla loro automobile:

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Oltre alla normale dotazione da arrampicata, e a un sacchetto pieno di spit, noto spazzole metalliche, scope di saggina, martelli, seghetto, trapano portatile a batteria, una batteria di ricambio, e un altro strano attrezzo autocostruito. Mario mi spiega che serve a pulire le clessidre.

Carichiamo il materiale negli zaini e sugli imbraghi; piacevolmente rassicurato dalla tranquillità che Mario e Simone manifestano, li seguo sul percorso di avvicinamento, fino all'attacco. Dai loro racconti, capisco che vi è una certa competizione nell'individuazione di nuove linee di salita, e non a caso Mario ha già iniziato in precedenza a chiodare il primo tiro, per "prenotare" la via.

L'obiettivo della prima giornata è realizzare tre o quattro tiri. Non sappiamo quanti tiri conterà la via al momento del completamento, probabilmente tra sei e otto. Potrebbero volerci altre due o tre giornate per completare il lavoro.

Un paio di cartelli come questo vengono posizionati strategicamente per avvertire del possibile pericolo:

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Si inizia con Simone che fa sicura a Mario:

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Io intanto osservo Mario, il quale, pur appesantito dal materiale e dagli attrezzi, inizia a salire senza apparente difficoltà il primo tiro di placca, che a me sembra ripido in modo impossibile:

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Quando Mario ha raggiunto un punto adatto, e ha attrezzato la prima sosta, è il nostro turno. Ci prepariamo e iniziamo a salire. Prima io e poi Simone:

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L'attività, durante la salita, privilegia il progresso verso l'alto della via. Quindi la maggiore attenzione viene rivolta ad assistere Mario, facendogli sicura e assecondandolo nelle sue indicazioni. Capita infatti che gli manchi un attrezzo, o dei chiodi, o che la batteria del trapano sia da cambiare:

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Mario ha già in precedenza scrutato la parete con il binocolo, e ha quindi determinato con discreta approssimazione il tracciato della via. Ma il dettaglio del percorso viene deciso sul momento. La mia curiosità mi porta a osservare attentamente il modo in cui ogni tanto Mario si ferma, osserva la parete sopra di lui, e decide qual'è la direzione migliore da prendere. Qualche volta mi azzardo a dare un suggerimento; a volte indovino, a volte no, vuoi per inesperienza, vuoi perché mi trovo in una posizione meno privilegiata.

Nel frattempo, per guadagnare tempo, Simone si cala su una parte del tiro precedente per eseguire le prime operazioni di pulizia.

Al momento giusto, quando ha stabilito un nuovo punto di sosta, Mario ci chiama per raggiungerlo. Allora Simone risale fino alla mia posizione, poi partiamo per raggiungere Mario. Già possiamo pregustare alcuni passaggi divertenti, a volte difficili, che caratterizzano la via:

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In questa prima giornata stabiliamo un punto di sosta provvisorio, su alberi, che si trova circa a metà del quarto tiro. Vista l'ora, inizia la discesa. E' proprio in questa fase che si svolge il grosso del lavoro di pulizia:

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Con un certo disappunto, mi rendo conto che i miei due amici, totalmente assorbiti dal lavoro, sembrano essere immuni alla fame, e non hanno intenzione di fermarsi nemmeno per uno spuntino. Allora, con un leggero senso di colpa (ma neanche tanto), approfitto della mia posizione in sosta per mettere a tacere il brontolio dello stomaco, mandando giù qualche boccone di cibo.

Quando, dopo qualche ora di intenso lavoro, atterriamo infine alla base della via, mi rendo conto che abbiamo passato in parete l'equivalente di una giornata lavorativa piena.

Si raccoglie il materiale, si torna al parcheggio, e sui comodi tavoli si fa una gran merenda:

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Pane e salame per Simone, tonno e cipolle per Mario, annaffiato da vino di produzione propria, e per me panino, yogurth e frutta secca, e tanta acqua per placare la sete. E per tutti, una squisita fetta di torta, preparata dalla fidanzata di Simone.

L'esclamazione è d'obbligo: "Mmmmhh, che buona, Simone, mi raccomando, tientela stretta quella morosa!".


Seconda giornata

Ancora più puntuali, se possibile, il 21 aprile ci ritroviamo alla stessa ora e nello stesso posto. Mario mi annuncia "Oggi iniziamo la giornata con quattro tiri di Spinelo". Dopo un attimo di perplessità, e confortato dalle sue spiegazioni, capisco che intende salire dalla via Spinelo, la quale si trova a sinistra di Nozze d'Argento. Salendo i primi quattro tiri, dovremmo portarci all'altezza della quarta sosta della nuova via, e poi raggiungerla con un breve traverso.

Simone sale da primo, io da secondo. Mario, che conosce la via alla perfezione, dato che si tratta di un'altra sua creazione, mi dà spesso suggerimenti su come superare nel modo migliore alcuni dei passaggi più impegnativi. E' un'ottima scuola di arrampicata su placca:

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Dopo aver raggiunto la quarta sosta di Nozze d'Argento, si ricomincia a salire. C'è chi, per proteggere gli occhi dal sole, indossa occhiali scuri:

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E chi teme anche i pollini, e si premunisce come può, guadagnandosi l'appellativo de "il tupamaro":

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Salendo, giungiamo alla quinta sosta, dalla quale Mario parte deciso sulla placca che lo porta alla sommità della via:

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In corrispondenza di questa, chioda la sesta e ultima sosta:

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Saliamo anche noi per raggiungerlo:

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E poi ci scambiamo una calorosa e sentita stretta di mano.

A questo punto si ricomincia la discesa e l'opera di pulizia. Il lavoro, secondo se il tiro è già di per sè abbastanza pulito o meno, si rivela più o meno gravoso. Tra le attività da svolgere, c'è da ripulire buchi e fessure da erba e terra, usando lo speciale martello:

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C'è anche da completare la chiodatura delle soste e dei tiri, e da posizionare i cordini nelle clessidre. Qui, guardando giù dall'alto, non capisco se Mario sta indicando qualcosa oppure, preso da stanchezza, si appresta a trapanare la roccia col dito:

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Cè da pulire la parete dai residui di terra, erba e polvere, usando lo scopino di saggina. Altro compito faticoso è quello di spazzolare la roccia, dove occorre, per eliminare lo strato superficiale di licheni, che non consentirebbe una buona aderenza durante l'arrampicata:

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La quarta sosta viene chiodata a dovere:

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E poi si scende:

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Durante tutto il corso del tempo, sebbene spesso si scherzi e si rida, si mantiene sempre desta l'attenzione a tutte le manovre che si fanno, dato che l'ambiente è comunque sempre una parete, e non è concesso commettere errori, né per stanchezza, né per distrazione.

E in definitiva anche quest'oggi, alla fine della giornata, abbiamo passato circa otto ore in parete! La fatica si fa sentire, ma la soddisfazione ci ripaga abbondantemente.

Prima di rinnovare il piacevole rito della merenda, si scatta una foto ricordo:

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Potrebbe sembrare una qualsiasi immagine presa dopo un'ordinaria salita alla Parete Zebrata, se non fosse per un dettaglio, che tradisce la particolare natura della giornata: lo scopino di saggina appeso all'imbrago di Simone.


Terza giornata

Dopo qualche settimana di tempo piovoso, finalmente torna il sereno, e ci ritroviamo il 18 maggio, sempre nello stesso posto, alla stessa ora. Lo scopo principale stavolta è quello di misurare la lunghezza dei tiri e valutarne la difficoltà. Sappiamo già che i tratti più duri sono il primo, parte del secondo, il quarto e la parte finale del quinto. Cercheremo di liberarli tutti, ma siamo consapevoli che sarà un compito arduo.

Dato che la via è già completamente attrezzata, non portiamo con noi l'equipaggiamento da lavoro delle volte precedenti, e siamo quindi notevolmente più leggeri. Non mancano però una spazzola e uno scopino, per le ultime pulizie, laddove sarà opportuno.

Il primo tiro si conferma ostico. Dobbiamo mettere in gioco tutte le nostre forze e il nostro equilibrio per riuscire a superare l'impegnativa e ripida placca, con due brevi passi dove non riusciamo a evitare l'azzeramento. Ecco Simone mentre tenta con determinazione di superare il secondo di questi, poco prima della sosta:

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Mario non sembra particolarmente impressionato dal nostro sbuffare e ansimare:

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A tre-quattro metri da terra, proprio lungo la linea della via, un ghiro ha ricavato la sua tana in un buco della parete. Che peccato non essere riusciti a fotografarlo!

Mario libera senza eccessiva difficoltà il secondo tiro:

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Salendolo, devo concordare con lui che è impegnativo, ma bello:

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Sul terzo tiro, che si conferma facile e divertente, non possiamo evitare di notare un po' di sporcizia, che rimuoveremo durante la discesa:

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Il quarto tiro non concede sconti: Simone, che nel frattempo è passato primo di cordata, ricorre a un piccolo aiutino:

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Io non sono da meno. Dopo tre o quattro ostinati tentativi, tutti conclusi con uno scivolone, mi rassegno e tiro un rinvio. Eccomi subito dopo, con la gamba ancora leggermente tremolante, aggrappato alle piccole asperità della roccia:

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Mario, invece, spostandosi un po' più a destra, trova il modo di passare:

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Il quinto tiro è decisamente lungo, e richiede quasi tutta la lunghezza delle corde. Quando è ora di affrontare il tratto impegnativo di placca che porta in sosta, Simone risente parecchio dell'attrito delle corde. Io e Mario invece possiamo goderci con tranquillità i bei passaggi in aderenza. Qui Mario si trova all'inizio del tratto difficile:

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Affronto volentieri da primo il sesto tiro, non troppo impegnativo. Eccomi sulla fessura iniziale:

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Il tiro poi prosegue con profonde rigole, che permettono un buon incastro di piede. Quando due rigole corrono appaiate, è divertente anche utilizzarle in spaccata.

Arrivati in sosta, dopo le dovute espressioni di soddisfazione, posiamo il libro di via. Correggo una lieve imprecisione nel mio cognome, e scrivo la prima pagina:

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Durante la discesa si completa la pulizia, come previsto, e infine, alla base della parete, il pittore designato si mette all'opera, cercando di dare il meglio:

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"Ragazzi, è fatta, dai andiamo a fare merenda, che lo stomaco è vuoto e reclama!"

"Simone, che torta ha fatto stavolta la tua ragazza?"

"Crostata con la nutella!"

"Mmmhh! Ho già l'acquolina in bocca..."

gb, 2010-05-21

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