Diversi sono gli itinerari descritti su trekking-etc che si svolgono in Val di Ledro. Percorrendoli é facile imbattersi in fortificazioni e trincee della Grande Guerra.
Può essere perciò di interesse fornire alcune note a riguardo. In particolare vengono qui descritti alcuni fatti storici relativi agli scontri che durante la Grande Guerra avvennero sui monti sopra Biacesa, con particolare riferimento ai luoghi percorsi dagli itinerari che da questo paese portano su Cima Rocca (al tempo conosciuta con il nome di Cima Sperone) e Cima Capi.
All'inizio della Guerra, il paese di Biacesa, che si trovava in territorio austriaco, fu fatto evacuare e la linea difensiva austro-ungarica fu attestata sulle creste del versante nord della Val di Ledro.
(mappa tratta da: www.lagodigardaescursioni.it - 2014)
Nell’ottobre 1915 venne occupata Pregasina da parte del Battaglione Vestone mentre la Guardia di Finanza occupava il paese di Biacesa e Prè.
Un tentativo austriaco di rioccupare Biacesa fu respinto dai finanzieri dell’8° Compagnia comandata dal tenente Urbano (medaglia d’argento al valor militare).
Dopo questa azione, per circa un paio di mesi ci fu una relativa calma che permise al Battaglione Vestone, poi sostituito dal Valchiese, di rafforzare le posizioni conquistate.
(incisione presso le postazioni italiane)
Il 5.1.1916 la 8° Compagnia della Guardia di Finanza, comandata dal capitano Trucchi, si mosse alla conquista di S. Giovanni, dove si erano attestati gli austriaci.
Il trincerone che partiva dalle gallerie poco sotto la chiesetta e saliva fino all’ingresso delle gallerie di Cima Rocca venne occupato dal brigadiere Frascarolo e dal tenente Arcioni.
Dopo qualche mese di calma relativa, servita a fortificare la posizione conquistata, il Comando italiano progettò l’attacco per la conquista di Cima Rocca.
Si iniziò il 5.4.1916 con azioni diversive per disorientare gli austriaci, poi le truppe italiane partirono dal Ponale alla conquista di Cima Rocca. All’azione parteciparono truppe del battaglione Valchiese con truppe dei Volontari Alpini Bresciani.
L’attacco proseguì su per la Valle del Gac, esposti al tiro che proveniva dalle munitissime postazioni austriache sovrastanti.
La salita alla cima fu un vero disastro. Furono approntate scale e corde per poter salire più agevolmente, lungo il tragitto dell’attuale Ferrata di Cima Capi. Durante la salita fu occupata anche l’importante posizione del Defensionsmauer, facendo diversi prigionieri.
La Guardia di Finanza, che era gia in posizione a S.Giovanni, occupò Vasotina e Bocca Pasumer tentando di salire le ripidissime trincee che salgono verso Cima Rocca.
Dall’altra parte le truppe italiane riuscirono a conquistare parzialmente Cima Capi, ma furono ricacciati più in basso dalla violenta reazione degli austriaci.
L’azione durò, con alterne fortune, una decina di giorni. Nella zona di S. Giovanni cadde il Ten. Arcioni, alla cui memoria è stato intitolato il Bivacco, medaglia d’argento.
Dopo dieci giorni di sanguinosi attacchi (nei quali morirono 300 soldati), il Comando Italiano decise di ritirare le truppe sul sentiero “ del Bech “ e lì rimasero fino alla fine della guerra, mentre la Guardia di Finanza non abbandonò mai la posizione di S. Giovanni tra i ruderi della chiesetta ad una trentina di metri dalle linee austriache.
(liberamente tratto da: www.lagodigardaescursioni.it)
■ rd, 2014-11-07
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