Racconto di Barbara Marzano di Torino, premiato per il genere umorismo del Premio Montagnav(v)entura 2014.
Posso essere sincera quindi? Promettete che alla quarta riga, non vi farete distrarre da quel bel paio di tacchi che sta per passarvi accanto? Chi per la persona, chi per la scarpa, s’intende. Perché non penso vi attragga troppo la mia tesi. Ma se insistete, molto bene. Me lo avete chiesto voi, io avrei evitato. Siete voi che amate la montagna no? Come fate? Qual è il trucco? A me provoca un senso di fastidio. Ecco. Sapevo benissimo che avreste fatto proprio quell'espressione. Non c'è così tanto da stupirsi. Ripeto, non fate quella faccia. Perché insomma, se volessi trovare il lato positivo di una giornata in montagna, dovrei lavorare di fantasia: potrei provare a scavare, scavare e scavare, nella mia testa, ma mi sentirei come Biancaneve nella miniera. Incapace. Quello non è il suo posto, lei aspetta i sette nani a casa. Loro invece sì che, come voi, troverebbero diamanti e rubini in quelle fosse. Come dite? Farmi cambiare idea? Di sicuro non riuscireste a convincermi. Non di certo raccontandomi che le ore in autostrada passeranno in fretta, dato che io nel frattempo sarò occupata a sperare che quello davanti, capisca di lasciare la sua Panda in garage la prossima volta che gli verrà in mente di fare una gitarella in montagna. Mi chiedo se la patente l’abbia vinta alla tombola, o se invece l’abbia acquistata con Vanity Fair. Non ci riuscirete neanche facendomi credere che sarà un'attesa gratificante, aspettare che si disappannino i finestrini, perché nel frattempo la vostra lingua si starà assiderando e dovrete smettere di parlare. Torniamo a noi. Analizziamo la vostra ideale, benedetta, giornata di montagna. Non chiedetelo, è ovvio che sia nuvoloso e che ci siano meno dieci gradi. Già vi immagino. Uscirete dalla vostra casetta di montagna, tutti bardati, con le ciaspole sistemate per benino, quando vostro suocero si renderà conto di aver lasciato lo skipass nel cassettino del comò. Non vorrete mica perdervi l'opportunità per dimostrare d'essere un genero modello? La cosa converrebbe, dato che non è che gli andiate proprio a genio. Per tanto, ci penserete voi ovviamente. Trecento gradini. Quattro piani di scale, per recuperare quel maledetto pezzetto di carta. Poi chiaramente, l'abbigliamento non sarà dei più pratici. Apparirete come vere e proprie reincarnazioni di cipolle rosse, quelle di Tropea: un po' per il colorito roseo delle guance, ormai esasperato, un po' per i due o tre kili di magliette e magliettine che vostra moglie vi ha fatto scrupolosamente infilare, e un po' perché avrete già perso quell'odore di felce azzurra conosciuto in doccia, solamente qualche ora prima. Se invece, non aveste né suoceri, né skipass, non disperate, perché ce n'è anche per voi. Uscirete sempre dalla vostra bella casetta, ma ad accogliervi non sarà il solito Chiwawa del vicino, che già cercavate di evitare, ma una tiepida - tiepida perché voi la definireste per certo così - brezza mattutina, quelle che come direste voi, ti fanno sentire in un'altra dimensione. Questa non me la date a bere, io lo definirei di più un passare alla “prossima” dimensione, miglior vita per intenderci. È impensabile definirla altra dimensione. La direste anche piacevole? Questa sensazione di assenza fisica, perdere sensibilità di mani e piedi, poi anche del naso, delle orecchie, in realtà di tutto ciò che pensavate essere, in quanto esseri umani. Fisici. Lo state spacciando, come l'incontro "ultraterreno" con la natura di cui necessitavate. Fermiamoci, ora sono io ad avere quell'espressione, eh sì proprio quella. Provate piuttosto a farmi credere che vi diverte vedere la gente volare dallo ski-lift, e che inconsapevolmente dà inizio a un effetto domino che contagerà tutta la fila...o al limite, ditemi che la montagna per voi è tutto, solo per la tintarella che lunedì tinteggerà di rabbia il grigiume del vostro collega. Oh fate di meglio, tentate d’essere più convincenti, coraggio. Sono certa che la montagna abbia il suo lato positivo, evidentemente proprio sulla vetta. E so, che molto probabilmente io mi accontento di girarle attorno. Ma vi sto offrendo la possibilità di aiutarmi, perché... non vorrete mica finire con il darmi ragione? ...Troppo tardi.
■ ma, 2014-04-29
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